Parco Archeologico Neapolis: tra perdute virtù e resistenti vizi

Se stai pianificando un viaggio nella culla della civiltà greca in Italia, continua nella lettura; troverai tutti i suggerimenti utili per organizzare al meglio una visita al Parco Archeologico Neapolis.

Andiamo alla scoperta, durante il nostro Sicilia orientale on the road- cosa vedere in 14 giorni, dell’identità siciliana, forgiata nei secoli dal melting pop che nell’isola da sempre ha trovato ospitalità, raggiungendo l’ antica Syrakousai, la moderna Siracusa.

Perché visitare Siracusa

State organizzando un viaggio itinerante in Sicilia e siete indecisi sull’itinerario da programmare?

Se sei arrivato fin qui forse hai già letto il post Sicilia Orientale on the road – cosa vedere in 14 giorni; o più probabilmente sei alla ricerca delle informazioni per visitare al meglio Siracusa, città intrisa di contaminazioni culturali e meta preferita, già nei secoli scorsi, tra i giovani di buona famiglia partecipanti al Gran Tour.

Passeggiare a Siracusa, divisa tra terra ferma e l’isola di Ortigia (il centro storico), diventa un viaggio sospeso tra la silenziosa ed immobile narratrice della Siracusa archeologica e il rumoroso pantarei del popolo della notte.

Vista panoramica di Siracusa

Amata da poeti e scrittori, quanto contesa da molteplici civiltà, Siracusa diventa lo scrigno segreto dove custodire la chiave di lettura per comprendere vizi e virtù che ci hanno accompagnato, e continuano ad imperversare, sino ai giorni nostri.

Non importa con quale mezzo arriverete a Siracusa (qui il post su come raggiungerla); essere accompagnati da un abitante del posto, o meglio da una guida turistica, vi permetterà di conoscere meglio il carattere della città, Tra curiosità e aneddoti.

Siracusa terrena: Parco Archeologico Neapolis

Per scoprire Siracusa e la sua storia millenaria, quale punto di partenza migliore se non dal Parco Archeologico Neapolis.

Ad accompagnarci, per meglio comprendere l’importanza di Siracusa come culla della civiltà greca in Italia, una guida turistica che calza a pennello come il cacio sui maccheroni: Matteo Miano.

Come le altre guide che abbiamo avuto la fortuna di incontrare nel nostro itinerario Sicilia Orientale on the road – cosa vedere in 14 giorni, Matteo non è soltanto un semplice membro dell”Associazione Regionale Guide Sicilia.


Matteo Miano
Presidente e Guida di ARGS

Guida (quasi) per caso, in equilibrio instabile tra il sentirsi un perenne Ulisse pronto a ripartire e il porre fine alla strania varcando porta Uzeda per sentirsi nuovamente a casa.
Il suo odore di Sicilia lo si può ritrovare guardando “La ragazza con la pistola” o ascoltando “Sicilia antica”; mentre lui lo fiuta raccontando della Sicilia greca durante il viaggio che ogni greco dovrebbe fare.
Greco (mancato) legato ai prodotti della terra che raccontano la storia della sua Sicilia, amata per la posizione strategica ed il clima che permette di essere sempre in vacanza, nonostante la mancanza di interconnessione tra le varie realtà legate al turismo.
La sua narrazione della Magna Grecia in Sicilia è possibile ascoltarla, oltre che in italiano, anche in greco ed in russo.


Ne riveste la carica di Presidente e ciliegina sulla torta, come usa autodefinirsi, è un greco nel cuore e nell’anima.

Lo percepisci, avendo la fortuna o l’occasione di averlo al tuo fianco nel percorso all’interno del Parco Archeologico Neapolis, dallo sguardo ricolmo di devozione per la civiltà greca che ha edificato dal nulla una delle più importanti metropoli del mondo antico.

Io e i miei cassetti di ricordi
e di indirizzi che ho perduto
Ho visto visi e voci di chi ho amato

prima o poi andar via
E ho respirato un mare sconosciuto nelle ore
Larghe e vuote di un’estate di città
Accanto alla mia ombra nuda di malinconia
(IStrada facendo – Claudio Baglioni)
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Lo capisci strada facendo quando, seguendo i nuovi percorsi riaperti dopo anni di chiusura al pubblico, hai sentito la sua voce incrinarsi momentaneamente.

Seguendo il percorso storico, attraverso il racconto preciso e puntuale di Matteo, comprendi quanto la storia di oggi non sia più di tanto diversa da quella antica, facendone risaltare vizi e virtù cui siamo ancora schiavi e inaspettate contraddizioni linguistiche.

Prendiamo, ad esempio, la parola democrazia, continua raccontandoci della nascita di Siracusa.

Oggi il termine vene usato per definire un sistema politico dove vincenti e vinti godono della stessa libertà di opinione.

Nonostante la Grecia venga ancora oggi considerata la culla della democrazia, è proprio durante il periodo d’oro della civiltà greca che il funzionamento ne rappresentasse l’antitesi: chi vinceva governava, chi perdeva faceva su armi e bagagli.

Salpando assieme alla prima nave in partenza verso destinazioni sconosciute.

La Sibilla e le latomie

Proseguiamo la visita nei percorsi del Parco Archeologico Neapolis affascinati dal racconto di Matteo, il nostro “greco” in Sicilia che ci introduce al mantra della civiltà greca: ogni atto andrà compiuto solamente in presenza della volontà divina.

“Oh mia Sibilla indicami te la strada dove devo andare, indicami te il luogo dove fermarmi” chiesero grossolanamente così i greci in fuga alla donna dalle virtù profetiche, riguardo la destinazione dove stabilirsi.

Latomia con la grotta del Ninfeo

Fermati dove l’acqua dolce incontra l’acqua salata, deve essere stata di rimando la risposta ottenuta dalla Sibilla.

La futura Syrakousis era il luogo adatto per accogliere gli esiliati; una terra disabitata ricca di pietra calcare ottima, grazie alla sua duttilità, ad essere lavorata per l’edificazione ed acqua.

Tanta, tantissima… in abbondanza. Per sopravvivere ma, soprattutto utile nell’attività di estrazione dei blocchi di cava, rendendola “meno” faticosa.

I greci rappresentavano la massima espressione, elevata al cubo, dell’alta considerazione con cui erano soliti nutrire il proprio Io, per dirla con la celebre battuta dell’ Albertone nazionale.

“…. Io so io
e voi non siete un…”
(IIl marchese del grillo – Alberto Sordi)
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Tanto che, quando Atene effettua la spedizione punitiva al fine di lavare l’onta ricevuta grazie all’alleanza offerta da Siracusa a Sparta (acerrima nemica di Atene), a salvarsi dalle patrie galere ricavate nelle latomie erano solamente coloro i quali fossero stati in grado di recitare i versi di Euripide o dei tre grandi greci.

Non parlare… il nemico ti ascolta: l’orecchio di Dioniso

Usciamo dalla parte della Grande Latomia che presenta una geometria lineare, scavata com’è dall’alto verso il basso per ritrovare la parte mancante nell’architettura di Siracusa.

Colpisce l’irregolarità, rispetto alle precedenti, del varco d’ingresso della prossima cavità, ricordandone molto la fisionomia del lobo di orecchio denominato, grazie alla particolare conformazione, Orecchio di Dioniso.

Ingresso nel lobo auricolare di Dioniso

Fantasia, mito, leggende e realtà si intersecano tra di loro come il pensiero di Cartesio in contrapposizione ad Archimede, illustre cittadino siracusano nel fornire la chiave di risposta all’etimologia della latomia dionisiaca.

Michelangelo Merisi, a tutti noto come il Caravaggio approda sulle coste siracusane proveniente da Malta quando un compagno di arte lo conduce in visita presso le grotte.

Innanzi all’entrata, strabiliato, si ferma osservando la particolare conformazione estremamente rassomigliante alla riproduzione di un padiglione auricolare; memore della leggenda di Dioniso, tiranno di Siracusa, gli diede tale appellativo.

LEGGENDA DI DIONISO

Non si sa ancora se sia nato prima l’uovo o la gallina, così come la leggenda di Dioniso, tiranno di Siracusa sia nata primo o dopo la visita del Caravaggio.
Di certo nella leggenda vi è solo il testo, altrimenti…che leggenda sarebbe?
Dioniso, tiranno di Siracusa era uso imprigionare coloro i quali osavano opporsi al regime da lui instaurato all’interno di questa cavità per poterne origliare le discussioni.
Questo grazie alla cassa di risonanza naturale ed alla piccola fessura dove, sempre secondo leggenda, il tiranno usava poggiare il proprio orecchio in modo tale da percepire in anticipo eventuali preparativi di ribellione.

La versione più realistica rimanda, invece, all’ analisi effettuata da studiosi circa le propagazioni delle onde sonore in virtù del fatto che, tutt’ora, nella cavità è presente una stanza di epoca greca che metteva in collegamento il teatro greco-romano con l’orecchio, funzionando da cassa di risonanza.

Viaggio all’interno dell’orecchio

Strabiliando il pubblico che, ignaro della provenienza, veniva avvolto da effetti speciali riuscendo a udire la voce del coro alle proprie spalle.

Dall’acanto alle tradizioni di Siracusa

Quale perfetto anfitrione, il Parco Archeologico Neapolis come fosse a casa sua, Matteo ci conduce a spasso tra frammenti di storia in un continuo put purry perennemente in bilico dal presente al passato.

Ogni singolo oggetto osservato lungo il percorso del Parco Archeologico Neapolis diventa d’incanto il prossimo argomento di conversazione spaziando a 360 gradi.

Dall’incanto all’acanto, piantina selvaggia insinuatasi tra il fogliame di una rigogliosa vegetazione, il passo è breve.

ACANTO

Pianta erbacea che presenta grandi foglie lucide frastagliate di fiori bianchi e azzurri.
La sua nascita è spontanea e si trova facilmente nell’Italia centrale ed insulare.
Grazie alla sostanza mucillaginosa, presente nella pianta, trovava impiego come rimedio alle infiammazioni intestinali, agli eritemi, alle punture dei ragni e contro la tubercolosi.

Il richiamo alle linee di alcune specie di acanto è stato utilizzato per la decorazione dei capitelli in stile corinzio dell’architettura greca.

Risultando Siracusa la città più calda di tutta la Sicilia, non è raro ritrovarla coltivata per abbellire gli angoli freschi ed ombreggiati dei giardini dove vengono consumati alcuni riti tradizionali siciliani scanditi dal ritmo di vita modificato come adattamento naturale al clima.

Pianta di acanto – Dettaglio

Ecco al mattino, quando l’aria è ancora “fresca e frizzantina” , nei giardini signorili venir consumata la classica colazione sicula, gridando allo scandalo se non vi presenzia la granita con brioche; con annesso tuppo d’ordinanza obbligatorio.

Fortunato chi potrà godere nelle ore pomeridiane del suo angolo personale di paradiso dove poter, in perfetto stile messicano, consumare il sacro rito della siesta.

Impossibile, durante le ore centrali, uscire di casa se non per improrogabili necessità.

Mentre la sera può trasformarsi nella spettacolare scenografia dove poter girare la scena dove famiglia ed amici si ritrovano tutti attorno alla tavola imbandita per una cena leggera.

Il teatro greco-romano e la nascita del clientelismo

Durante i nostri viaggi difficilmente ci avvaliamo della preziosa opera di una guida turistica, spesso troppo didattiche e snocciolanti, come il fedele durante il rosario, una infinita serie di date e nomi.

Una goccia di scetticismo sulla bontà dell’operazione “Matteo, un greco per te” aveva imperlato la fronte già di per se grondante di sudore sotto gli appena 40° che infuocavano Siracusa arroventando i resti della civiltà greca all’interno del Parco archeologico Neapolis.

Evaporata quando, nel seguire il racconto come fossero i testi del maestro Battiato, si comincia a percepire la sensazione di essere teletrasportati in dimensione diversa diventando a tua volta diretto protagonista del racconto.

Un alter ego di Roberto Giacobbo quando, da consumato attore di teatro (non lo è in realtà), crea l’atmosfera giusta per rendere sublime il prossimo capitolo: dalle stelle alle stalle.

“Rimarrete increduli, se non conoscevate già, come hanno avuto origine il clientelismo e le grandi opere, due delle piaghe che affliggono ancora oggi il nostro sistema socio-politico“.

Siracusa non c’entra, ma il paragone tra la civiltà greca e la civiltà romana è impietoso.

Teatro greco di Siracusa – Vista panoramica dall’alto

Modo alquanto insolito per introdurre il discorso riguardo la valenza storica del più grande teatro greco della Sicilia; anche se sarebbe più corretto parlarne come esempio di teatro greco-romano avendolo, i romani, adattato alle loro esigenze una volta insediatesi a Siracusa.

Ora come allora, con i dovuti adeguamenti di testi e musiche, il teatro antico di Siracusa mette in scena un ricco calendario di spettacoli ispirati all’epica delle tragedie.

Le 14.000 persone in grado di essere ospitate assistevano ad eventi colti, cose serie; com’era giusto data la natura del superIo insita nel greco medio.

La proposta culturale, di elite, viene letteralmente stravolta all’arrivo dei romani; e definirla culturale diventa una parola pesante da digerire

“«Infine mi ricordai il ripiego
[suggerito da] una grande principessa
a cui avevano detto che i contadini
non avevano pane e che rispose:
che mangino brioche.
Comprai brioche.»
(ILe confessioni – Jean Jacques Rousseau)
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L’epoca di Maria Antonietta (alla quale sarebbe stata attribuita la celebre frase) è ancora lontana dal venire; cambiando protagonisti e fattori il prodotto non cambia.

Tanto i greci erano la massima espressione della cultura, tanto i romani lo erano per il divertimento, anticamera dell’ancora attuale sistema del clientelismo.

Avvenisse tra gli spalti di un teatro o tra le acque delle vasche termali poco importava ai governanti romani.

Era necessario dare al popolo oziante, nulla facente o indigente “pane et circens”, il pagherò da riscuotere al momento giusto. Il divertimento sfrenato in cambio dei voti durante il periodo delle elezioni.

Sempre in ottica clientelare si assiste alla nascita di quelle che oggi vengono chiamate “grandi opere”. Grazie sempre ai romani si deve l’inizio dell’uso massivo del cemento.

Dal profano al sacro: l’Ara di Ierone

“…E l’alba sul Danubio a Marco parve fosforo e miele
E una ragazza bionda forse gli voleva dire
Che l’uomo è grande, l’uomo è vivo, l’uomo non è guerra
Ma i generali gli rispondono che l’uomo è vino
Combatte bene e muore meglio solo quando è pieno
(Stranamore – Roberto Vecchioni)
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I greci, popolo di guerrieri, sostenevano alla pari del Professor Vecchioni duemila anni dopo in Stranamore, la legge non scritta che per un uomo non potesse esserci altro modo di perire se non in battaglia per mano del nemico.

Strana civiltà la greca, agile nello stabilire un parallelismo nelle gerarchie tra animali e gli dei, in nome dei quali venire sacrificati, ma di non ritenere la donna degna di prendere parte ai rituali di sacrificio, eccezion fatta se rivolti a Demetra, dea dei raccolti e quindi senza spargimento di sangue.

Ricordate il mantra iniziale? Ogni atto viene compiuto esclusivamente sotto la volontà divina e per favorire la vicinanza d’intenti tra l’individuo e la divinità era uso nei greci “allestire” lo scenografico rito sacrificale.

Nell’area della Neapolis, accanto al teatro antico più grande della Sicilia, trova posto lo spazio sacrale più grande del mondo greco, di lunghezza pari ad uno stadio.

STADIO

Unità di misura corrispondente a 198 metri circa.

A Zeus doveva essere dedicato il grande altare e, in suo onore, essere portati al sacrificio gli animali ritenuti sacri per eccellenza: il vitello, simbolo legato al solco tracciato dove edificare la città che verrà.

Dal colore bianco candido, adagiati sulle spalle dei paggetti e legati con corde alle pietre sacrificali, venivano introdotti al centro della struttura per dare inizio alle Eleutherie, grandi feste offerte in particolare negli anniversari in ricordo della caduta dei tiranni.

Fiato al flauto, che entrino le fanciulle: canestri ricolmi di semi, grano e acqua in mano. Lentamente, come la goccia cadente nelle sale di tortura, sopra il capo del vitello si riversano.

Preso dallo sfinimento o in preda allo sconforto per il supplizio senza fine il vitello esprime il suo infastidito dissenso muovendo ritmicamente il capo up and down, dai presenti percepito come espressione della divina volontà.

Che il sacrificio abbia inizio. La litania sonora emessa dal piffero cessa mentre al contempo le fanciulle si lanciano in stridule grida, comunicando così il successo dell’innaturale evento.

Resti dell’Ala di Ierone, grande altare sacrificale

Mentre al centro del grande altare veniva portato il sangue, il vitello veniva sezionato ricavandone enormi spiedini (di altezza pari a quella di uomo) dalle parti dei cinque organi più importanti: cuore, polmoni, reni, milza e fegato arrostiti unitamente alle ossa.

Strana civiltà la greca; dove tutto si svolgeva in nome, e per conto, della divinità.

Agli dei, giovani e belli, era permesso annusarne l’odore nell’etere sprigionato mentre al popolo (antesignano del vegano) era permesso cibarsi di carne solamente nelle occasioni dei riti sacrificali, differenziandosi dagli animali, i primi crudisti sulla terra.

L’anfiteatro, una delle tre meraviglie italiane

Nulla si crea, nulla si distrugge… tutto si trasforma. Filosoficamente parlando, alla Eraclito maniera… panta rei. Tutto scorre.

Ultima tappa del nostro percorso di storia del costume italico attraverso il Parco Archeologico Neapolis è l’anfiteatro romano.

Assieme a quello Flavio (Colosseo) e all’Arena di Verona ciò che resta, assumendone le sembianze di un Colosseo smontato dopo il passaggio di una delle tante “ditte di traslochi” operanti in Sicilia (la Spagna e gli spagnoli) possono ritenersi luoghi sensazionali per l’impianto acustico.

I resti dell’anfiteatro

Tutto realizzato attraverso l’utilizzo magistrale di elementi naturali come l’inserimento di vasi in terracotta nelle parti alte delle gradinate, adatte per l’ amplificazione del suono, creando il primo effetto simile a quello che oggi viene conosciuto con il nome di Dolby Sorround.

Osservati dal punto di vista delle rappresentazioni divenivano luoghi del divertimento sensazionali; gli spettacolari kolossal che qui si tenevano assumevano la mera connotazione del divertissement. Con l’unico intento di far divertire il popolo.

Perché, quando il popolo ha la pancia piena, anche se del futile, non si lamenterà ricordandosi al momento di inserire la scheda nell’urna delle votazioni.

Panta rei... tutto scorre. Tranne che gli italici vizi e virtù.

Come visitare il Parco Archeologico Neapolis

Orari

Il Parco Archeologico Neapolis è aperto tutto l’anno comprese le festività, mentre l’orario è variabile in base al periodo.
L’apertura è di norma alle 08.30 tutto l’anno mentre per gli orari di chiusura si rimanda al sito ufficiale

Ticket

Nuovi percorsi + saraceno – Acquistabili presso la biglietteria oppure on line sul sito ufficiale
Intero: € 16,50
Ridotto (18-25 anni cittadini UE) € 10
Cumulativo Intero: € 21,50
Cumulativo Ridotto: € 12,50

Servizi

Percorsi idonei per accesso persone con disabilità
Info Point
Caffetteria
Pagamenti elettronici

Visite guidate

Per visite guidate personalizzabili contattare Matteo Miano
matteomiano@hotmail.it
+39 3383215071


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