I biergarten in Baviera, tradizione tra sacro e profano

Articolo revisionato il 17.07.2021

Keine problemen se il tedesco (idioma linguistico) ti appare ostico per intrattenere una conversazione o, anche semplicemente, per ordinare una birra. Al biergarten, in tuo soccorso, accorrerà spedita una kellnerin in abiti tradizionali per consegnarti il tuo mas.

L’Oktoberfest, evento tanto storico quanto tradizionale della Baviera, ha fatto si che venisse sdoganato il termine (ed il concetto) di biergarten anche al di fuori del Land.

Tuttavia gli albori dell’Eden per gli amanti brassaioli fonda le proprie origini ben prima dei contro festeggiamenti per le nozze del Re Ludwig I e Teresa d’Asburgo, mixando tra loro ingredienti sacri e profani.

Prosit!

Birra… e sai cosa bevi

Doveva conoscerle bene, le qualità della birra, Renzo Arbore agli inizi degli anni ’80 tanto da diventarne testimonial per una nota azienda itaiana produttrice della bionda bevanda.

Oppur profumatamente pagato per diventarlo ne decantava, di conseguenza, sperticate lodi senza mai, magari, averne assaggiato un solo boccale.

Del boccale di birra, o meglio della birra in generale, il popolo germanico ne conosceva, condividendoli, tutti i segreti eleggendola di fatto a simbolo nazionale; come la pizza un napoletano o i tortellini un emiliano.

Ancor prima che il Renzo nostrano invitasse a degustarne le proprietà dai mille benefici.

Prendendo in prestito “Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco”, celebre frase del Giuannin da Cusano Milanese (Trapattoni), non puoi affermare di aver visitato la Germania se una volta almeno non sei stato cliente di un biergarten e probabilmente hai dovuto condividere lo stesso tavolo con Herr Franz.

Attraversando la Baviera, le occasioni per dissetarsi con il nettare degli dei di certo non vengono a mancare, grazie alla capillar diffusione di veri e propri templi brassicoli open-air : i biergarten.

Il biergarten…tradizione tutta bavarese

Con l’inizio della bella stagione (solitamente agli inizi di maggio) i biergarten, letteralemente “giardini della birra”, diventano il luogo preferito dai bavaresi per ristorarsi all’ombra degli ippocastani davanti ad un bel boccale (maß) di bionda fresca.

Alternandosi sempre in compagnia dell’imprescindibile boccale, al calar delle tenebre Herren und Frauen agghindati di tutto punto nei tradizionali abiti bavaresi si lanciano in placidi valzer accompagnati da musica dal vivo allor quando i biergarten assumono le sembianze di sale da ballo all’aperto.

Biergarten tradizione bavarese a Rottenbuch
Biergarten a Rottenbuch

Quando si è in visita in terra straniera è sempre cosa buona e giusta, fonte di salvezza (dalle barbine figura) informarsi riguardo usi e costumi locali, al fine di rispettarne le tradizioni senza subir l’onta dell’imputazione di sacrilegio.

Per gli indigeni, più la tradizione è sentita, minor è la disponibilità di tolleranza circa il venir meno del rispetto dimostrato al riguardo.


Nonostante l’apparente informalità del biergarten il frequentarlo (particolarmente in occasione di festeggiamenti e eventi speciali) “impone” l’osservanza di alcune regole non scritte riassumibili nel “galateo del biergarten”.


Tra sacro e profano

Per i bavaresi tre cose sono sacre:
Dio, la Baviera e la birra,
la birra che viene prodotta in Baviera

Contrariamente ai luoghi comuni, il popolo teutonico non è dedito esclusivamente al lavoro; tanto meno rientra tra i fattori caratterizzanti il loro DNA una qualsivoglia forma di misantropia.

Buona parte del proprio tempo libero, altro aspetto da considerare sacro come la birra, il tedesco lo passa in compagnia: con la famiglia, con gli amici o con entrambi. Raramente in assenza di un buon boccale di birra.

Nell’antico Egitto (secondo i documenti storici risultano essere in questi luoghi le prime testimonianze relative produzione di birra) il tempio era la “casa di Dio”, il luogo nel quale si celebravano le feste e dal quale iniziavano le celebrazioni in suo onore.

Templio di Luxor
Luxor – Tempio di notte (foto di DezAlb su Pixabay)

Il biergarten come templio brassicolo

Quale tempio per la divina birra? Chi ha visitato la Baviera, nessuno escluso, può affermare di averla visitata senza aver fatto tappa in almeno un loro biergarten. (qui il post sui biergarten visitati da noi)

Antica tradizione di origine tutta bavarese (gli abitanti di Monaco rivendicano la paternità e considerano originali solo i loro) poi esportata nel resto della Germania dove sono solo “cattive imitazioni”.

Bavaresi seduti a degustare una birra al monastero di Andechs
Andechs, il monastero ed il suo biergarten

Che la birra fosse qualcosa in più di una semplice “bionda” fresca da bere in ogni occasione era risaputo; considerarla alla stregua di qualcosa di sacro si poteva solo immaginarlo.

Ripercorrendo a ritroso le tappe che hanno portato alla nascita dei biergarten è facile scoprire come l’intreccio tra sacro e profano sia sempre esistito. A nostra insaputa.

Il mondo religioso nella produzione della birra

La contaminazione tra il mondo religioso e la tradizione brassicola bavarese si perde ormai nella notte dei tempi. Vi sono testimonianze che evidenziano come, già a partire dagli inizi del ‘300, i monaci fossero dediti alla produzione del “nettare degli dei”, nome con cui veniva chiamata la birra nell’antico Egitto.

Monaci e birra, un binomio da sempre vincente
Drei Monche bei der Brotzeit – Eduard Grutzner 1855

Solo, ed esclusivamente, tre potevano essere le materie prime utilizzate dai monaci agostinani per la produzione di birra: acqua, orzo e luppolo. Poco importa che, secondo altre testimonianze e tesi, l’introduzione di questo utimo ingrediente sia avvenuta per mano di Martin Lutero.

Tanto numerose, 95 per l’esattezza, le tesi affisse da Lutero sul portone della chiesa di Wittenburg, altrettanto numerose le teorie per spiegarne il motivo che indusse Guglielmo IV di Baviera a promulgare il Reinheitsgebot (editto della purezza) nel 1516.

Reinheitsgebot, l'editto della purezza nella produzione della birra
Reinheitsgebot…editto della purezza

Dalle “streghe della birra” (Alewifes), sino a scomodare il mito scandinavo di Wotan o Odino la cui saliva servì a produrre la birra migliore ed andare in sposa ad un re vichingo.

Dove non arriva la scienza nel fornire spiegazione dei fenomeni natural-chimici, il ripiego a credo popolari basati su supertizioni e riti scaramantici divenivano il pane quotidiano per alimentare il “mistero” della fermentazione.

Il lievito comparirà centinaia di anni più avanti grazie alla scoperta di Pasteur.

Odino il Dio della birra - Biergarten tra sacro e profano
Odino o Wotan, Dio della birra

Dai santi alla nascita dei biergarten

Rispetto ai tempi odierni, la produzione di birra era permessa in un unico periodo dell’anno: tra il 29 settembre, giorno di San Michele, e il 23 aprile, dedicato a San Giorgio.

Seppur buona anche d’inverno, l’estate risulta di gran lunga il periodo migliore per (de)gustare un buon boccale della bionda beverina.

Potendo avvenire la produzione solo a cavallo delle due date si rendeva necessario fronteggiare due problematiche: dove conservare le scorte e la modalità di refrigerazione per mantenere intatta la freschezza ed essere ready to sell, pronte ad essere immesse sul mercato.

Tradizione del biergarten a Tubinga sul lungo fiume
Un biergarten sul lungo fiume a Tubinga

Niente più streghe, santi, monaci e riformatori: solo ciò che madre natura mette a disposizione. Nelle vicinanze delle grandi aziende, per lo più in prossimità dei fiumi, si iniziano a ricavare cantine.

Gli argini verranno ricoperti e rinforzati con la ghiaia e, per garantirsi un risultato finale ottimale, vengono piantati alberi di ippocastani al fine di garantire, in virtù della grande e larga foglia, ombra maggiore.

Panche e tavoli ben presto occuparano gli spazi all’aperto e le cantine iniziarono, non solo a conservarla, ma anche a servirla ai clienti, originando la nscita dei primi biergarten.

Dalla nascita del biergarten alla rivolta dei piccoli

La seconda “rivoluzione” nel mondo della birra fece la fortuna dei grandi produttori i quali, per accompagnare la fresca bevanda, iniziarono a servire anche piatti semplici.

Preoccupati di vedere dimagrire maggiormente i loro, già risicati, incassi i piccoli produttori fecero petizione al re Ludovico I affinché venisse messa la parola fine alla vendita di cibo nelle cantine.

Ulm: biergarten nella città di Einstein
Ulm: biergarten nella città di Einstein

La soluzione adottata dal principe avrebbe fatto impallidire niente di meno che uno navigato nel dirimere controversie senza scontentare alcuno come Salomone oppure uno altrettanto esperto nel campo come Ponzio PIlato.

In cambio di lasciare ai produttori di birra la possibilità di continuare a venderla all’interno dei loro biergarten ha ottenuto in cambio la promessa che i futuri avventori avrebbero goduto del permesso di provvedere in autonomia al rifornimento delle cibarie, anche portandoselo dalle proprie abitazioni.

Era il 1539 e nulla, praticamente, è cambiato.

Buona birra a tutti.

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