Marzamemi, la vecchia tonnara ed il futuro del turismo

Dopo aver visitato Noto, la perla siciliana del barocco, ci spostiamo pochi chilometri a sud per tuffarci lungo le strade acciottolate del borgo probabilmente più fotografato dell’isola: Marzamemi.

La dove c’era la tonnara più bella del Regno ora si trovano i ristoranti en plen air; là dove si poteva ascoltare la scialoma dei pescatori ora solo il vociare dei social-touristes.

Almeno fino al termine della stagione quando tornerà ad essere come il mare d’inverno: un film in bianco e nero visto alla tv, dall’indiscutibile fascino senza tempo.

La tradizione della tonnara

Ipotizzando la top ten nella hit-parade delle tradizioni siciliane, un posto d’onore va assegnato alle tonnare costituenti sino alla prima metà del ‘900, la principale fonte di sostentamento dell’economia isolana.

Nella costa orientale da Vendicari a Capo Passero, la principale, tonnara e mattanza hanno rappresentato un binomio indissolubile legato alla modalità di pesca nel tempo perfezionata grazie alla maestria degli arabi, contaminandola sin dalle sonorità di alcune parole chiave.

La vecchia tonnara di Marzamemi
La vecchia tonnara di Marzamemi

Come scialoma (o cialoma), per esempio, dalla derivazione dei vecchi canti popolari arabi usati, come fossero un metronomo, a scandire il ritmo dei pescatori affinché le loro movenze diventassero un unicum.

Spaziando tra il sacro ed il profano, le scialome venivano intonate nella speranza la pesca desse un ottimo risultato prima, durante e dopo la mattanza agli ordini del rais, prendendo a prestito il termine dal mondo dei motori, l’ingegnere del mare.

Anche Mars al Alamen, il nome già la dice lunga, tra Vendicari e Capo Passero è di origine araba.

Indica la baia dove fenicotteri, cormorani e tortore trovano rifugio nelle saline e gli arabi si insediarono edificando un pittoresco borgo fortificato al riparo dalla scorrerie dei turchi, invasori del Mediterraneo sino al’800.

Vista panoramica dalla baia di Marzamemi
Panorama di Marzamemi

Mars al Alamen, baia delle tortore, oggi è conosciuto con il nome italianizzato di Marzamemi, luogo icona del turismo siciliano.


Rosanna Terranova
Guida di ARGS

Legata a Noto, luogo del cuore, dove ritrova le sue radici nella parte antica della città facendola (ri)vivere grazie alle nuove tecnologie interattive multimediali.
Per lei un viaggio in Sicilia è un immersione tra sole, mare e cultura in totale relax; trasporti permettendo, cruccio convivente nel paradiso terrestre.
I suoi racconti li ascolterete durante le visite guidate effettuate anche in inglese e francese mentre informazioni pratiche per visitare Noto e dintorni li trovate disponibili all’Info Point dove svolge attività lavorativa


Marzamemi ai tempi delle tonnare

A Marzamemi la vita economica e sociale degli abitanti gravitava attorno alle attività che, dalla seconda metà dell’800, vedono protagonista la famiglia Nicolaci dedita in forma “industriale” alla trasformazione e commercializzazione dei prodotti derivanti dalla pesca del tonno.

Le vie si vanno affollando tra le bancarelle sul  lungo mare di Marzamemi
Marzamemi al tramonto

Entrati a Marzamemi, non appena il sole inizia a scendere colorando le cristalline acque di riflessi dorati e i vicoli via via iniziano a rigonfiarsi di turisti per la cena instagrammabile al racconto di Rosanna, guida di ARGS, e per questa volta nostra guida di eccezione, sembra l’etere riempirsi delle note e della voce di Pierangelo Bertoli.

Getta le tue reti,
buona pesca ci sarà,
e canta le tue canzoni
che burrasca calmerà.
Pensa pensa al tuo bambino
Al saluto che ti mandò
E tua moglie sveglia di buon mattino
Con Dio di te parlò
Con Dio di te parlò
(IIl pescatore – Pierangelo Bertoli)
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Mentre gli uomini uscivano nella battuta di pesca, fiduciosi al rientro le reti fossero stracolme, le donne si barcamenavano tra la pulitura del pescato del di precedente e il floreale omaggio alla effige della Madonna nella chiesetta dedicata ai santi protettori dei pescatori: Sant’Antonio da Padova o San Pietro e Paolo,

Cambiano i tempi, rallentano i ritmi di lavoro senza mai fermarsi (almeno sino al 1943, anno di messa in funzione dell’ultima tonnara) da maggio a settembre con la cosiddetta tonnarella e gruppi di lavoratori che dalla Sicilia fanno la spola con la lontanissima Genova pur di mantenersi il lavoro stagionale.

Le inesauribili attività tonnarole oggi hanno lasciato spazio ad attività commerciali classiche negozi, ristoranti, grandi magazzini si sono impossessate del posto che fu dedicato al marfaraggi (depositi di attrezzi) o ai locali destinati al rimessaggio delle barche,

Dalla tonnara allo scaffale

Lasciati trasportare dai colori e dagli aromatici odori ci infiliamo nello show-room del punto vendita di Adelfio, azienda che da quasi un secolo è dedita alla lavorazione del tonno, andando alla scoperta di alcune eccellenze eno-gastronomiche del territorio.

Adelfio dal 1931 un mare di sapori

Essendo nella scala gerarchica nobiliare i posti elitari già occupati dal “Re dell’Artico” (salmone), dal “Principe del Delta” (radicchio di Chioggia), senza nulla voler togliere all’importanza rappresentata nel territorio, al tonno rosso può essere conferito il titolo di Duca di Sicilia quando presentato in un banchetto aristocratico.

Nel gergo popolare assume la denominazione meno signorile di “maiale (porco) di mare” venendo utilizzata ogni sua parte ai fini alimentari: dalla ventresca, la parte più pregiata, alla buzzonaglia; passando per la bottarga alimento sempre più usato nei piatti degli chef stellati.

La bottarga, nella cucina tipica della zona, viene usata nella preparazione di primi piatti in abbinamento con il condimento a base di olio e limone.

Rimanendo nell’ambito dei prodotti tipici non può essere dimenticato, trovandosi la sua zona di origine qualche chilometro più a sud, il pomodoro ciliegino di Pachino, ottimo per la preparazione di sughi.

Nelle case siciliane ancora oggi si possono osservare all’opera intere famiglie all’opera nella preparazione della conserva house-self-made come da tradizione tramandata di generazione in generazione.

Come a casa mia, racconta Rosanna con una punta di orgoglio, sbirciando vasetti di sughi ready to use in mostra tra gli scaffali del punto vendita di Adelfio, nel vedere mantenuta tutt’ora viva una attività che in altre parti d’Italia piano piano va scomparendo.

Continuiamo la passeggiata tra una chiacchera e l’altra destreggiandoci, come Alberto Tomba in uno slalom, tra i vicoli e i tavoli dei ristoranti già apparecchiati di Marzamemi ascoltando dalla voce di Rosanna la top ten dove varrebbe la pena fermarsi per una ottima cena.

Slalom tra vicoli e tavolini a Marzamemi
A passeggio tra i vicoli di Marzamemi

Peccato, aggiunge, per il salasso che vedrebbe coinvolto, suo malgrado, il portafoglio del turista medio.

La sostenibilità di un certo brand di turismo è argomento da stuzzicare curiosità e la volontà di approfondire.

Non essendo ancora giunta l’ora di Don Fabrizio, frate del momento propizio, rimandiamo

Don Fabrizio e il momento propizio

Noto e dintorni, come possono essere Marzamemi, la riserva naturale di Vendicari con le sue spiagge, si stanno aprendo sempre più al turismo: da quello a tema naturalistico per osservare i luoghi dove nidifica il fenicottero a quello che ruota attorno alle location delle fiction, Commissario Montalbano in primis.

Introduce così l’argomento la nostra Rosanna guida di Associazione Regionale Guide Sicilia che instancabilmente ci conduce dal primo pomeriggio alla scoperta nei luoghi del cuore.

Un turismo sempre più spinto, tanto da costringere i fenicotteri ad emigrare vicino Priolo e solo ora, dopo il contingentamento degli ingressi nella Riserva di Vendicari, sono tornati a nidificare, probabilmente arrivando dalle zone della Camargue francese.

Fenicotteri nella riserva di Vendicari
Fenicotteri nella riserva di Vendicari

Come Re Mida, tutto quello si può trasformare in attrattiva per il turismo, lo diventa; come il tonno rosso, non si butta niente.

Anche una improbabile archeologia marina, con i resti del relitto inabissatosi mentre trasportava le colonne per l’edificazione di una chiesetta, è diventata occasione per le escursioni in imbarcazione a visione subacquea.

Attirare, attirare i turisti, ad ogni costo. Non importa se il prezzo da pagare comporti snaturare la naturalezza del borgo marinaro di Marzamemi, apprezzabile in tutta la sua bellezza in autunno quando la calata dei moderni “barbari” lascia il posto al “Festival del cinema di frontiera”.

FESTIVAL DEL CINEMA DI FRONTIERA

Appuntamento imperdibile durante il mese di settembre, il periodo migliore dell’anno immersi nella pace e tranquillità del borgo, nella sala cinematografica all’aperto più grande e più a Sud d’Europa: Piazza Regina Margherita.
Il Festival propone un cinema indipendente, interculturale, attento ai temi delle frontiere (geografiche, artistiche e culturali) ed al confronto tra i popoli e le culture.
Frontiera intesa non come limite, confine, ma apertura verso gli universi circostanti e opposti. alla ricerca dei caratteri che uniscono, più che dividere, i popoli.

Meno male, continua Rosanna attaccando qualche amministrazione comunale, si inizi a capire le occasioni per fare turismo sono sempre possibili perché interessate dal turismo straniero non concentrato, differentemente dal nostrano, durante i mesi di luglio e agosto.

Voci di corridoio danno per un futuro molto prossimo la volontà di realizzare un polo del luxury-tourism nella zona attorno a Marzamemi scatenando in noi l’alter ego di Don Fabrizio ed il momento per la domanda rimasta strozzata in gola.

Marzamemi e il fiction tourism

Il Commissario Montalbano a Punta Secca

“Vale la pena per un sistema già fragile di suo snaturare una volta di più la bellezza originaria del borgo? D’accordo, sino ad un certo punto, che senza il primo stravolgimento Marzamemi (con molta probabilità) sarebbe andata incontro ad una morte economica certa. Poi che ne sarà?

I locali, intesa come la gente del luogo, non gradiscono molto al solo pensiero perché, se da una parte il turismo di lusso fa girare molti soldi, lo fa esclusivamente all’interno del suo “cerchio magico”.

Lentamente andrebbe scomparendo il vero traino turistico rappresentato dal ceto medio che preferisce provare soluzioni diverse ogni sera creando lavoro per tutti, dal semplice bar alla trattoria di famiglia.

Il turista straniero è affamato di cultura in tutte le sue espressioni; naturale, e normale, poi che i ristoranti per deliziare il palato con un buon bicchiere di vino e piatti della tradizione li frequenta anche lui.

Il turismo straniero, però, è anche un turismo tendente alla nicchia del luxury facendo lievitare i prezzi per offerte non sempre all’altezza.

Tipico ristorante nelle vecchie case di pescatori nel borgo di Marzamemi
Tipico ristorante a Marzamemi

Tirandosi dietro l’asset del fiction-tourism (e i set cinematografici di alcuni importanti film), con quotazioni stellari soprattutto in seguito agli episodi del “Commissario Montalbano”.

La regola della domanda e dell’offerta. Per esempio, tra i frequentatori di Marzamemi si trova una buona fetta di chi viene solo se si può cenare in un noto locale.

Motivazione esclusiva: è il ristorante preferito da Luca Zingaretti, alias Commissario Montalbano nella celebre fiction.

Nonostante i prezzi siano alti rispetto alla proposta del menù occorre prenotare con largo anticipo se si vuole provare l’ebrezza di sedersi al loro tavolo.

Spostandoci in un altro locale la musica non cambia: stile arabeggiante nella struttura, prezzi alle stelle e clientela super selezionata.

Quale turismo nel futuro di Marzamemi

Alla fine della fiera “non posso mica perdermi una cena a Marzamemi”, conclude Rosanna mentre osserviamo Piazza Margherita trasformarsi in una variopinta tavolozza dai colori delle sgargianti tenute estive del turista, decidere quale sia il male peggiore non è facile.

Piazza Margherita nel cuore di Marzamemi
Nel cuore di Marzamemi

Accettare lo stravolgimento dell’anima naturale del piccolo borgo, teatro del duro lavoro dei tonnaroli dove tutti in caso di bisogno erano pronti ad aiutarsi l’un l’altro, dove chi aveva la fortuna di avere poco in più lo rendeva disponibile per la comunità intera.

Oppure perseverare nell’opera diabolica a beneficio di pochi.

Per fortuna i vincoli paesaggistici vengono incontro non permettendo di perpetrare ulteriori scempi a quelli già compiuti.


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