Il volto Noto del barocco siciliano

La prossima tappa del nostro Sicilia orientale on the road ci conduce alla scoperta del volto Noto del barocco siciliano, la perla siciliana per antonomasia.

Accompagnati da Rosanna di Associazione Regionale Guide Sicilia (ARGS), andiamo alla scoperta delle bellezze architettoniche tra curiosità e racconti di tradizioni popolari del “giardino di pietra”.

State programmando un viaggio itinerante in Sicilia e avete ancora dubbi sull’itinerario da programmare?

Se siete arrivati fin qui forse avete già letto il post Sicilia Orientale on the road – cosa vedere in 14 giorni; o più probabilmente siete alla ricerca delle informazioni per andare alla scoperta del volto Noto del barocco siciliano, città gioiello splendente di luce.

Acquistala qui
Acquistala qui

Dopo il 1963, annus horribili a causa del terremoto che rase quasi completamente al suolo Netum (l’antica Noto) l’attuale configurazione urbanistica è opera della (ri)costruzione ex novo, valendogli l’appellativo, di top-model architettonica da parte di Lonely Planet.

LA DIVERSITA’ DI NOTO

Rispetto alle altre città interessate dal sisma del 1693, Noto fu “ricostruita” in un sito diverso dall’originale divenendo, con le dovute proporzioni, precursore di quanto avvenuto 300 anni dopo con la città di Gibellina.

Oltre ad essere considerata capitale del barocco e all’onore di essere inserita tra i siti dichiarati Patrimonio dell’Umanità (dal 2002) a cura dell’Unesco.

Non importa con quale mezzo arriviate fino a Porta Reale, ingresso alla città (qui il post su come raggiungere Noto); essere accompagnati da un abitante del posto, o meglio da una guida turistica dell’ Associazione Regionale Guide Sicilia (ARGS), , vi permetterà di conoscere meglio il carattere della città.

Tra curiosità e racconti legati alle tradizioni.


Rosanna Terranova
Guida di ARGS

Legata a Noto, luogo del cuore, dove ritrova le sue radici nella parte antica della città facendola (ri)vivere grazie alle nuove tecnologie interattive multimediali.
Per lei un viaggio in Sicilia è un immersione tra sole, mare e cultura in totale relax; trasporti permettendo, cruccio convivente nel paradiso terrestre.
I suoi racconti li ascolterete durante le visite guidate effettuate anche in inglese e francese mentre informazioni pratiche per visitare Noto e dintorni li trovate disponibili all’Info Point dove svolge attività lavorativa


Senza dimenticare una dolce pausa assaporando, per la gioia delle papille gustative, una delle mille prelibatezze tradizionali della pasticceria siciliana, off-limits per chi è perennemente in lotta con i valori emo-glicemici.

Nord Sud Ovest Est

Un reticolato semplice, in netta contrapposizione con il gusto appesantito del barocco, (anche se a Noto appare leggero) fatto di strade intersecate ad angolo retto pavimentate in pietra lavica, (a differenza del ragusano dove si trova la pietra pece di origine bituminosa) è la rappresentazione della viabilità del volto Noto del barocco siciliano.

Viabilità sviluppate da est a ovest, cosi che il sole abbia a risplendere sulle facciate tufacee nell’arco dell’intera giornata, snodata lungo tre assi paralleli, trasposizione grafica della scala sociale dei netini.

L’aristocratica Via Cavour a nord, la popolare Via Ducezio a sud; nel bel mezzo del cammin di nostra vita coloro che gravitavano attorno alle attività religiose in Corso Vittorio Emanuele, il salotto netino, da cui si accede con ingresso (quasi) trionfale dalla Porta Reale.

Lo stradario di Noto come rappresentazione toponomastica dei ceti sociali
Nord, Sud, Ovest, Est

Incarnandone, di trionfale, solamente l’aspetto estetico essendo stata realizzata per celebrare la visita di Re Ferdinando II di Borbone, dispensatore di privilegi alla borghesia a lui fedele come ricorda la raffigurazione del levriero svettante, assieme alla torre e al pellicano, sulla sommità

Alla scoperta del volto Noto del barocco siciliano - Porta Reale, ingresso alla città
Porta Reale ingresso alla città di Noto

Storia di una capinera e la ninna nanna della monachella

Tradizione siciliana voleva, per poter rimanere membro dentro la famiglia, occorresse buona dose di fortuna; quel che si dice “nascere con la camicia”.

Poteva risultare insufficiente essere venuti per primi al mondo se al fato benevolo non fosse associata la conditio sine qua non di possedere attributi maschili.

Agli altri nascituri, indistintamente, la sorte lasciava spalancarsi le porte del convento.

Meglio di clausura, rappresentando l’ipotesi, l’apoteosi risolutiva nel limitare le bocche da sfamare attorno al desco famigliare, pur se di nobile lignaggio.

…dormi figghia bella
che ti farai monachella
del Santissimo Salvatore di Noto
(ninna nanna siciliana – anonimo)
Tweet

Ineluttabile la sorte in attesa delle future nasciture tanto che, sin dai primi vagiti le balie erano solite canticchiare, accompagnandole nel dorato mondo di Sir Morphy, una sorta di ninna nanna.

Doveva esserne venuto a conoscenza Franco Zeffirelli, noto regista italiano, che nella tradizione monastica trovò ispirazione per l’adattamento cinematografico di “Storia di una Capinera”, romanzo in parte autobiografico di Giovanni Verga.

Alcune scene del film sono state ambientate nella location del monastero del Santissimo Salvatore, fatto erigere per donna Isabella, tra i più importanti della Sicilia orientale tanto da richiamare a se le educande delle migliori famiglie aristocratiche dai paesini limitrofi.

Le monachelle e il volto noto del barocco siciliano
Monastero e Chiesa Santissimo Salvatore

La basilica omonima presenta ancora gli interni completamente rivestiti da marmo, soppiantato nel corso delle opere di restauro in altre chiese (tra cui la Cattedrale) dal marmorino.

I motivi laici dei decori denotano il gusto aristocratico-elegante, forse per far pesare meno la lontananza dalla famiglia di donna Isabella della Ferla rievocando nella memoria il salone delle feste di palazzo.

Decoro artistico elegante all'interno della basilica del Santissimo Salvatore a Noto
Decoro aristocratico-elegante

La raffinatezza nel gusto estetico era data dalla presenza, in origine, delle pregiate maioliche di Caltagirone per il rivestimento della pavimentazione.

A scendere i santi aiutano

A scendere i santi aiutano, ci dice by the way Rosanna, in risposta al quesito come riescano a sopportare il quotidiano up e down lungo le scalinate di collegamento tra le vie principali del volto Noto del barocco siciliano.

Scalinata dipinta percorrendo nel saliscendi il volto Noto del barocco siciliano

Onestamente, diciamo la sincera verità: ha voluto con un atto di estrema generosità e caritatevole pietà incoraggiarci che tutto è fattibile. Con il supporto della provvidenza divina.

Il divino, inteso come lanciare il my day verso i santi, a Noto non difetta potendo contare, tra parte antica e moderna, la presenza di un centinaio di chiese.

Continuando a percorrere Corso Vittorio Emanuele incontriamo la chiesa dedicata a San Francesco all’Immacolata, in stile barocco.

Meno pomposo, quasi dimesso, ispirata ai precedenti lavori del Bernini e del Borromini, maestri indiscussi dello stile, ma adattata ai gusti della famiglia committente,

Altro esempio di lavorazione secondo i canoni del barocco siciliano è possibile ammirarlo presso il monastero e la chiesa di Santa Chiara, semplice nelle facciate esterne quanto riccamente lavorata nei decori interni ispirati dalla musa Trinità e completamente realizzati in stucco veneziano.

INUTILE BUSSARE

La mancanza di solide fondamenta ha generato gravi problemi strutturali negli edifici di Noto, risolti grazie alle opere di sbancamento del terreno..
In seguito ai lavori gli ingressi di alcuni edifici (come il monastero e la chiesa di Santa Chiara) sono venuti a trovarsi ad un livello superiore rispetto al manto stradale divenendo, di fatto, impraticabili

In origine monastero e chiesa formavano un unico complesso; in seguito alla repressione perpetrata nei confronti degli ordini monastici i due edifici vengono “scorporati” cambiando, il monastero, anche destinazione d’uso.

In un passato recente è stato ricreato un piccolo conventino da cui si accede tramite un camminamento lastricato di ceramica di Caltagirone.

…con i terremoti, il popolo siciliano
ci convive da secoli.
Praticamente d sempre.
(Rosanna – Guida ARGS)
Tweet

E’ stato così anche nel post terremoto del 1848, ci confessa Rosanna, continuando nel racconto storico della Chiesa di Santa Chiara sul perché non risultasse dipinta di bianco e blu come traspare agli occhi del visitatore gettando lo sguardo verso alcuni angoli.

Ancora una volta si rende necessario ricostruire. I tempi erano diversi, molto diversi rispetto ad ora quando speculazione e affari politico-economici camminano a braccetto durante le fasi di (ri)costruzione.

Contestualmente al periodo la popolazione era dedita principalmente a lavori di manovalanza e coloro i quali possedevano specifiche competenze professionali era buona usanza le mettesse a disposizione della collettività per veder rinascere la città, con le dovute limitazioni economiche sorte

Le grandi sovvenzioni provenienti dalle famiglie nobiliari e dal clero stesso stavano avviandosi al capolinea preferendo così imbiancare, senza ripristinare il blu dello stato di fatto originale delle pareti.

Avviandoci verso l’uscita impossibile non essere rapiti dall’illusione ottica creata dal soffitto .

Apparentemente ricoperto da enorme arazzo, in realtà si tratta di struttura lignea dipinta secondo la tradizione della scuola partenopea.


Visit advice


Da non perdere, se accessibile, la salita sulla terrazza panoramica della Chiesa di Santa Chiara al tramonto.
Da qui si potrà godere di una vista indimenticabile su Noto. Ingresso € 2


I miracoli della Cattedrale e di San Corrado

Il miracolo compiuto dai santi, nell’aiuto fornito a Noto nell’affrontare le scalinate presenti in ogni dove, diventa nullo paragonato alla storia vissuta dalla Cattedrale e il patrono cittadino San Corrado.

Il popolo siciliano convive da sempre con il sisma quanto la Cattedrale di Noto ai crolli strutturali, per poi rinascere ogni volta sempre più magnificente.

Cattedrale di Noto
Cattedrale

Almeno così appare osservandola esternamente mentre il suo interno, privo di decorazioni, splende di bianco candore così come appariva fino ai primi anni ’50.

Il volto Noto del barocco siciliano nonostante rappresenti il vanto nel mondo, dopo l’ultima ricostruzione (avvenuta in seguito al crollo del 1996) e conseguente restauro delle parti lesionate, era fallace nell’intento di suscitare mugolii di estasi artistico-architettonica tra i netini.

Iniziando dal materiale utilizzato; non più diaspro di Custonaci bensì la pietra proveniente dalle città di Modica o Comiso, a rievocare una singolar tenzone mai sopiti tra cittadini campanilismi.

DIASPRO DI CUSTONACI

Gradazione minore del marmo, anche conosciuto con il nome di Libeccio di Custonaci,
Un tempo trovava largo utilizzo nelle chiese più importanti e palazzi nobiliari, mentre oggi viene impiegato in lastre a macchia aperta per rivestire pareti di bagni e living room.
La gradazione cromatica varia nelle tonalità dal rosso al giallastro

Dedicata a San Nicolò di Mira, patrono della città di Bari, qui ospita le spoglie di San Corrado, emigrato” dalla sua terra natale quando ancora in vita e fulminato, sulla via del pellegrinaggio per la Terra Santa, dalla città di Noto unendosi ad altri eremiti penitenti dove vivere la rimanente vita terrena.

Nella città netina, San Corrado visse perennemente, come un funambolo sulla corda, in equilibrio tra l’eremita solitudine e la devozione a lui tributata dalla popolazione locale; diviso tra peccati di gola e miracoli compiuti nel segno della preghiera.

Ogni evento, nell’antica Grecia era espressione di volontà divina come gli ultimi attimi in vita del santo.

Il volto Noto del barocco siciliano si tinge a festa durante la processione per San Corrado
Cilii in processione (ph by Luigi Beltrami)

Alla Santa Provvidenza viene, infatti, attribuito il “miracolo” di veder deposte le armi (tra le fazioni di Avola e Noto) senza dover ricorrere alla conta di morti e feriti rimasti sul campo di battaglia a contendersi le spoglie di San Corrado.

Un artigiano di Noto lavora alla ristrutturazione dei cilii
Restauratore di cilio (ph by Vincenzo Coffa)

Al santo Noto dedica una tra le più belle feste siciliane, con tradizionale processione sia il 19 febbraio che l’ultima domenica di agosto, accompagnata dai portatori di cili e i fedeli che, scegliendo di fare il voto, compiono il “viaggio scauso” (a piedi scalzi) dalla loro città sino al centro storico.

CILII

Grandi ceri decorativi, evoluzione degli “intorci grandi”, nati attorno al 1600 per illuminare durante la processione del 19 febbraio l’urna contenenti le spoglie di San Corrado.
Composto da foglio di lamierino il cilio é tagliato a mano e decorato con i temi cari a San Corrado: il pane, la croce e la Madonna.
All’epoca della loro istituzionalizzazione rappresentava motivo di orgoglio per ogni famiglia nobiliare presenziare durante la processione con il proprio cilio di rappresentanza.
Oggi, la maggior parte dei cilii è di proprietà dei portatori i quali li producono artigianalmente presso le proprie abitazioni

Uscendo dal portone principale le statue di Igor Mitoraj ci accompagnano, percorrendo i gradini della scalinata a quattro rampe, alla maestosa ed imponente vista, nella sua interezza, di Palazzo Ducezio sede del comune.

Palazzo Ducezio

Ispirato agli eleganti palazzi francesi, la sede del municipio netino è dedicata a Ducezio, re dei siculi e condottiero designato alla guida delle truppe insediate attorno al monte Alveria (dando luogo alla nascita di quella che oggi è Noto Antica) per arrestare l’avanzata greca.

Noto - Palazzo Ducezio

Dell’evento storico si trova traccia negli affreschi della volta nella “Sala degli Specchi”, salone di rappresentanza per le visite ufficiali di capi di Stato e delegazioni di rango

Caffè Costanzo e la sosta golosa

Anche se i santi aiutano rimanendo affascinati innanzi alle facciate del “giardino di pietra”, (altro appellativo della città netina per essere costruita con la locale pietra calcarea) quando iniziano, baciate da sole che su esse si riflette, a tingersi di color oro una pausa golosa al Caffè Costanzo, uno dei caffè storici di Noto, è d’obbligo.

Semifreddo al torroncino e mandorle al Bar Pasticceria del Caffè Costanzo

Per quanto della granita ne abbiamo apprezzato la ritualità del morning breakfast, tanto nella versione classica col tuppo quanto nella versione smart come spuntino pomeridiano, il palato iniziava a dare segnali di assueffamento e crisi di rigetto.

Consigliati dalla nostra inesauribile Rosanna cambiamo rotta dirigendo il palato verso altra classica tradizione siciliana per fornire fresco beneficio durante le giornate di calura: the freddo con aggiunta di granita al limone.

L’infiorata di Noto

L’itinerario tra le bellezze architettoniche del “giardino di pietra” volge al termine. Risaliamo lungo Via Nicolaci, ricorrendo realmente all’aiuto dei santi.

Stesso percorso ogni terza domenica di maggio vede la città protagonista, oltre alla processione per San Corrado, di altra festa all’insegna del baroque-tradition: l’infiorata.

L’INFIORATA

Una delle tradizioni più antiche dove arte, religione e turismo si intrecciano tra i tappeti floreali abbellendo e vivacizzando le vie percorse dalla processione per il Corpus Domini.
Dai primi abbozzi per celebrare in Vaticano San Pietro e Paolo al Bernini, gran cerimoniere per le Feste Barocche le origini della Infiorata.
E’ a Genzano, però, che la tradizione assume nel 1778 la veste conosciuta e resa famosa oggi in molte località italiane (Spello, Fucecchio, Alatri) arrivando sino alla Gran Place di Bruxelles.

Per quattro giorni lo sguardo immobile di barocchi ghirigori sotto mentite spoglie di leoni, sfingi e sirene poste a protezione degli opulenti balconi aristocratici, diversamente non può altro che dirigersi lungo Via Nicolaci per ammirare il tappeto floreale creato dall’ingegno artistico di autori e infioratori.

Artisti al lavoro pre la preparazione dell'infiorata ne il volto Noto del barocco siciliano
Artisti all’opera (Ph.Michele Ponzio by Shutterstock)

Altrettanto non possono che rimanere a bocca aperta netini e turisti, richiamati dall’evento, dallo stupore di assistere dal vivo (nella giornata di venerdì) non appena il calar del sole tinge di giallo ocra la pietra degli edifici, alla realizzazione delle opere floreali, di anno in anno, dedicate ad un tema ad hoc, per mano degli artisti, .

Nella ricorrenza del 700° anniversario dalla morte, l’edizione 2021 vuole rendere omaggio a Dante, sommo poeta, dedicando i 16 quadri alla rappresentazione figurativa dell’inferno, purgatorio e paradiso; i tre canti della Divina Commedia.

Tradizione vuole il quadro di apertura raffigurante lo stemma cittadino (fuori concorso) sia realizzato dall’Istituto d’Arte di Noto,

Palazzo Nicolaci: dal tonno a simbolo della città

Facciamo ancora fatica a riprenderci dalla elegante bellezza artistica e ammaliante cromaticità dell’Infiorata, splendida cornice lungo l’ascesa di Via Nicolaci. Non solo di fiato corto si tratta, anche se il supporto fornito da un paio di bombole d’ossigeno non risulterebbe omaggio sgradito.

In attesa di recuperare un minimo le forze, lo sguardo viene di nuovo rapito dal sequel di balconi dalle curvilinee ringhiere e le sottostanti mensole di pietra scolpita.

Siamo di fronte al palazzo dalla facciata più bella di Noto e non di casualità vi è traccia se le figure dall’animo grottesco paiono osservare i passanti con atteggiamento di monito.

Siamo rimasti qui e se oggi, come allora, ammirate noi più degli altri significa rimaniamo ancora i più belli.

Figure misteriose osservano dai balconi di Palazzo Nicolaci
Dettaglio di Palazzo Nicolaci

Parola più, parola meno il senso del messaggio trasmesso dalla famiglia Nicolaci urbi et orbi, ha colto nel segno allorquando fecero edificare un palazzo dalla sontuosa magnificenza.

In barba a tutti quelli non consideravano degna l’appartenenza fin da subito alla aristocrazia che conta, venendo meno le nobili origini.

L’ingente ricchezza posseduta era “solamente” il provento frutto del duro lavoro di pisciaru, prima venditore e, successivamente, commerciante di pesce. Meglio se tonno.

Oltre ad aver contribuito alla costruzione della tonnara di Portopalo di Capopassero e Marzamemi, oggi incontrastata meta del turismo mordi e fuggi, alcuni componenti della famiglia erano uomini di cultura dando origine ai primi centri di conversazione e principi dell’Accademia dei Trasformati.

Dal fico d’India alla galleria d’arte: pensieri in libertà

Dopo tanta magnificenza rivolta, però, su Via Ducezio (la via del popolo), imbocchiamo l’aristocratico Corso Cavour per far ritorno al parcheggio.

Rosanna è innamorata della propria città. La racconta con gli occhi tronfi di orgoglio, lo stesso di una madre raccontando i successi del figlio, sottolineando ripetutamente come il concetto filosofico del “non tutte le disgrazie vengano a nuocere” calzi a pennello, nonostante insistano ancora molte contraddizioni.

Quant’è bella giovinezza,
che si fugge tuttavia!
Chi vuol esser lieto, sia:
del doman non v’è certezza….
(Canzona di Bacco – Lorenzo de Medici)
Tweet

Il concetto sembrava fosse stato pensato appositamente per Noto, continuando il discorso intrapreso, ponendo provocatoriamente il dubbio circa la possibilità che la città, senza aver subito il drammatico sisma che tutti hanno notizia. avrebbe conosciuto lo splendore per cui è conosciuta in tutto il mondo

Inutile tergiversare su calcoli probabilistici senza certezza di controprova. Il dato certo è che proprio grazie alle vicissitudine patite da Netum, oggi splende come un diamante sapientemente tagliato facendo vivere alla Noto odierna l’età della maturità dove si è in grado decidere cosa fare da grandi.

Da “Capitale del Barocco” a “Capitale del turismo” attraverso un viaggio sensoriale – esplorativo che abbraccia dalla cultura alla gastronomia, la città ha raggiunto la piena maturità destando l’interesse di VIP che scelgono Noto come location perfetta per vacanze e matrimoni da favola oltre ai numerosi investitori.

Netum, e con lei i netini, stanno vivendo una primavera artistica prima di giungere alla consacrazione finale dove gli interpreti delle varie arti hanno trovato in Noto la città ideale per portare avanti la loro concept-idea. trovando ispirazione negli sfondi da cartolina.

Esclusi i classici cannolo, carretto e testa di moro, tra i simboli identitari della Sicilia uno, meglio di altri, incarna il vero spirito siciliano: resistenza e adattabilità, senza mettere in disparte la circospezione: l’Opuntia Ficus, nome scientifico del Fico d’India.

Egual nome è stato scelto per l’apertura dell’atelier – galleria d’arte, in Corso Cavour, ove ogni opera realizzata interamente a mano richiama parti della pianta o la stessa nella sua integrità.


Organizza la tua prossima vacanza.
Chiedi una consulenza gratuita


Condividi il post

Certo non siamo la Lonely Planet ma le informazioni trovate ti sono tornate utili.

Nemmeno pensiamo di essere il Piero Angela dei viaggi; comunque hai trovato interessante l’articolo

Per il customer-care anche se non facciamo help-desk da un call center le segnalazioni sono gradite e ben accette.

Non faremo di te un nuovo Cappuccetto Rosso, puoi tranquillamente lasciare traccia del tuo passaggio.

Metti da parte la timidezza e non aspettare siano gli altri a fare la prima mossa.

Scrivere un commento o condividere con altri l’articolo è gratis. Noi, in compenso, ti ringrazieremo felici.

5,0 / 5
Grazie per aver votato!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.